Le informazioni (e i relativi dati che le compongono) sono entità sopravvalutate e super-provvisorie.
Le percezioni dovrebbero regolare le nostre scelte individuali, soprattutto quelle che dovrebbero aiutarci nel governo del nostro corpo/dominio.
Dal momento in cui una percezione non è percepita ma viene anticipata da una informazione esterna, cioè da un dato non direttamente percepito e non direttamente processato dal nostro corpo, ci stiamo facendo una profonda violenza e stiamo imponendo una forte deviazione al nostro destino.
L'informazione è un dominio virtuale che dovrebbe tornare a interessare esclusivamente i calcolatori elettronici.
Del resto non deve stupire se oggigiorno chiunque sia convinto che le informazioni siano l'asset più importante da possedere e gestire. Questa tendenza è certamente il frutto di una manipolazione pubblicitaria, banalissima, operata dagli sfruttatori e traditori del movimento contro-culturale, coloro che poi hanno dismesso i loro maglioni di lana slabbrati e colorati per costruire gli attuali imperi dell'elettronica consumistica.
Come ebbe a dire Theodore Roszak (1933-2011), "se vuoi vendere una quantità impressionante di dispositivi elettronici devi convincere la gente che le informazioni siano tutto e che per poterle gestire hai bisogno di un aggeggio più intelligente di te".
A questo lanciatissimo treno banalmente consumistico si sono poi agganciati i comparti giornalistici e quelli della propaganda governativa - quegli stessi governi ai quali i figli dei fiori (prima psichedelici e poi solo elettronici) hanno rubato il primato della computeristica.
Anni 70.
- Generale, lo sa che con gli scarti del super-computer CIA che abbiamo approntato potremmo creare da subito anche dei micro-computer?
- Ragazzo, che ce ne facciamo di micro-computer? La CIA ne voleva uno enorme e ora finalmente lo abbiamo!
- Ma non dico mica crearli per voi.
Del resto, tornando alla originale vacuità delle informazioni, giova ricordare che le "vere idee", quelle che costituiscono piattaforme evolutive per la civiltà, sono spesso, quasi sempre, concetti privi di informazioni.
"Tutti gli uomini sono uguali davanti alla Legge"
"Il Tao veramente Tao non è il vero Tao"
"Non avrai altro Dio all'infuori di me"
e via elencando.
Appare chiaro che tali "piattaforme" sono nate e sono state adottate in seguito alla esperienza diretta di una o più condizioni problematiche, non sono certo il frutto di uno studio astratto che sia stato basato su dati raccolti da studiosi.
L'unica vera astrazione che mi pare di cogliere è che questi concetti fondanti sembrano abilmente tenersi lontani proprio dal dominio dei numeri e dunque da quello dei dati.
Credo sia molto difficile partorire "una vera idea" partendo da una collezione di dati o informazioni. Normalmente è un'idea che genera dati e informazioni, ma non viceversa. Quando ciò ci dovesse sembrare accadere, potremmo essere di fronte a un'idea fallace, o valida solo in un dominio limitatissimo, virtuale e/o temporaneo.
Una tale idea non diventerà piattaforma collettiva di civiltà.