Dopo un primo scambio ambiguo di convenevoli e curiose domande, la sua proposta si fa subito estremamente chiara. Il suo clan si occupa di generare trabocchetti semantici di lunga durata in grado di fiorire nella società umana e generare, a loro volta, ostacoli di una certa fisicità agli umani e costringerli all’immediatezza di scelte che non solo non potranno mai rivelarsi giuste ma che non avrebbero mai dovuto aver luogo sin dal primo momento.
Io resto interdetto da questa sua ammissione e dal suo chiaro invito a far partecipare anche me.
Non capisco i motivi dell’esistenza di un tale gruppo di lavoro, qualcosa mi dice che dovrei ripiegare e ripudiare quest’amicizia, eppure avverto fortemente la difficoltà a fare ciò, avverto cioè il fatto che una relazione - sociale, anche solo di amicizia - non può essere tranciata facilmente di netto alla prima incomprensibile svolta.