L'esplosione inaspettata della più becera violenza.
Photo by Valentin Salja
IT 394 2021
 Minimal Compact - Creation is perfect (I am a camera)
Loro, lei, lui, il guappo e io.
Alessandro Mavilio

E al sentire quelle urla tutti gli amici si riversarono nell’aia, uscendo dal portone quasi come fossero una cascata d’acqua umana. Io mi trovai sotto un balconcino, quello del palazzetto subito di fronte, e proprio su quel balcone del secondo piano, spuntò una giovane donna, bionda, con una bambina in braccio, sbraitando in dialetto veneto!

Restammo tutti stupefatti! Chi si sarebbe mai immaginato, in un posto del genere, di imbattersi in qualcuno della nostra stessa nazionalità! E questa donna sembrava essere residente di lungo corso, sicuramente sposata con un locale, ed evidentemente infastidita dalla nostra presenza, un po’ troppo allegra, chiassosa.

Alessandra Morosini mi prese per mano e facemmo per allontanarci con fare complice. Bastò imboccare una larga discesa per lasciarci tutto quel trambusto alle spalle e in poco tempo ci trovammo in un luogo panoramico, di gran classe, con tavolini romantici sistemati su una scacchiera di terrazzini incantevoli. Il panorama sul mare era mozzafiato, il sole era appena tramontato, l’umida e infinita bruma color cobalto rendeva l’aria stessa una trama tessile, la fiamma delle candele sui tavolini vibrava a un vento leggerissimo.

Lei si accomoda, di spalle al mare, e ora la sua espressione è come minacciosa, o seriamente preoccupata.

Spudoratamente, io invece non mi siedo e dopo un piccolo slalom tra sedie e terrazzini occupati da turisti scandinavi, salgo vari gradoni, fino a entrare in una caffè-tabaccheria, alcuni livelli più in alto in questa sorta di… presepe amalfitano fuori dal mondo.

L’odore del caffè, il vociare, un registratore di cassa di quelli antichi, un aitante barista dietro al bancone, persone, persone, tutte a loro agio, e anche un carabiniere di mezza età, ben messo, che è evidentemente lì, a ciondolare, per gran parte della sua giornata. Che nostalgia. In quanti locali come questo sono entrato nella mia vita, specialmente di transito in qualche stazione del centro Italia.

Io scambio battute con tutti, nessuno mi conosce, ma tutti sono disposti alla chiacchiera, al mio futile commento su tutto. È sempre stato così, ricordo bene!

Poi entra un altro cliente, un giovanotto robusto, sicuro di sé, conosciuto da tutti, e con un fare un po’ guappesco. Saluta, saluto, dice qualcosa e senza controllarmi io lo apostrofo allegramente, come se in passato avessimo già avuto quotidianamente scambi del genere.

A mano a mano che si fa strada nel locale, lui parla e sorride, io tengo il gioco, ma gli altri si insilenziscono gradualmente. Il guappo si dirige senza errore verso una persona in particolare, un altro giovane avventore che era lì alle mie spalle, e comincia a dargli addosso con epiteti sempre più irritanti, umilianti, evidentemente riferendosi a uno sgarbo irrisolto tra i due di cui tutti noialtri siamo all’oscuro. Lo prende per il bavero, ma sorridono entrambi, uno di perfidia e l’altro di vergogna. Cominciano a piovere buffetti sempre più energici, scappellotti chiaramente dolorosi, la massa del guappo sovrasta l’altro giovane, e sempre accennando a qualcosa che non sarebbe dovuto succedere, il guappo sferra pugni violentissimi sul viso dell’altro.

Io resto immobilizzato per la sorpresa, e vedo il carabiniere allontanarsi, e sgattaiolare fuori attraverso la porta di vetri sottilissimi. I due sono ora a ridosso del bancone, il viso della vittima è ormai già tumefatto, irriconoscibile, maschera di sangue, implora pietà.

Io faccio per uscire dalla stessa porta a vetri, non è proprio il caso per me di restare qui e continuare a far finta di conoscere tutti. Io sono del resto un turista, io non sono nessuno, la verità è che io non so neanche dove mi trovo! Mentre per guadagnare l’uscita sfioro i due, ancora l’uno sull’altro, il guappo prende una cucchiarella di legno che era sul bancone e la spezza in due come fosse un grissino. Mi resta impressa nello sguardo una delle due estremità frammentate di questo legno, e con quel legno, appena sono uscito, il guappo infierisce sugli occhi del povero giovane giurandogli poi che lo avrebbe comunque finito.

Non è possibile, mi dico… Io non sono in grado di fare una cosa del genere.