Come per il COVID la prossima propaganda sul clima porterà la maggior parte delle persone in una zona penitente della propria anima per farle cedere ancor più sovranità fisica e mentale.
Image by Jonathan Dick, OSFS
IT 321 2021
Propaganda Fide
Alessandro Mavilio

La mia reazione a freddo - anche a tale questione - è la seguente.

È senz'altro così, ma a ben vedere siamo già cotti e bolliti a puntino, soprattutto lo è la nostra generazione dei nati o cresciuti negli anni Ottanta. Siamo già stati preparati alla colpa di essere occidentali, o bianchi, o "ricchi" e pieni di "giocattoli", o anche solo appartenenti a culture lungamente fortunate del pianeta. La narrazione necessaria a dirottare le coscienze più distratte (anche sulle questioni climatiche) è dunque cominciata a essere percepibile almeno venti anni fa.

Poiché a ben vedere i maggiori danni psicologici alla nostra vita spesso ce li auto-infliggiamo, spesso anche solo con meccanismi reattivi di auto-calibrazione, volti alla convivenza e all’accettazione sociale, l’unica via di uscita per sfuggire a situazioni o narrazioni che la cui pressione è tale da cagionarci questi “click comportamentali irreversibili” e dei quali ci si potrà pentire – è secondo me quella di… sfuggirne attivamente, di blindare le proprie finestre comunicative - per inciso, quelle che in informatica si chiamano “porte”.

Non è una frase fatta. Blindare una porta, una finestra, un frigorifero, un telecomando, occhi, orecchie e cuore, è qualcosa che sappiamo fare benissimo, che in misura più piccola abbiamo fatto tante volte nella vita e che possiamo riprendere a fare in qualunque dato momento, soprattutto se è un meccanismo di difesa, soprattutto se ci rendiamo conto che il chiacchiericcio mediatico - che per anni siamo stati abituati a tollerare nelle nostre vite (e forse perfino ad apprezzare come una compagnia gratuita e ricca, pensando che non fosse altro che un sottofondo innocuo di musica, parole e opinioni) – è oggi invece stato tramutato in una rete di megafoni onnipresenti per la propaganda di sapore totalitario che sappiamo.

Dunque, il lavoro necessario a resistere e respingere questa propaganda, che prima di cambiare le società per intero cambia in realtà i nostri cuori individuali, è semplicemente quello di sottrarsene, blindarsi a ogni costo. A ogni costo.

Ricordi il periodo anni Ottanta in cui si parlava di conflitto atomico? Da bambino io ricordo di aver visitato in Svizzera i rifugi antiatomici che la gente si era fatta costruire sotto il giardino di casa. A parte che quella minaccia atomica, tanto pompata da smuovere ruspe, sventrare terreni e portare governi e cittadini a spendere soldi per farsene costruire uno, si è poi rivelata (per fortuna o per caso?) una minaccia così “globale e diffusa”, da rivelarsi inconsistente, ciò che mi preme riportare alla nostra superficie conscia con l’esempio estremo dell’auto-isolamento atomico è che un meccanismo psicologico, sociale e ambientale di blindatura e isolamento (per un periodo tale da sottrarsi alla radiazione di turno) è assolutamente un diritto e un dovere di ogni essere vivente. Si pensi anche al letargo di alcuni animali, che altro non fanno che sottrarsi alle “radiazioni del gelo invernale”: letargo che è nelle corse di Madre Natura da ben prima che le scimmie impazzite rendessero questo pianeta il palcoscenico di una commedia, invero molto poco divina.

Oggi è chiaro che la nuova guerra (che come tutte le guerre vede dei giocatori impegnati a ridisegnare per profitto i propri confini di influenza su economia, territori e popolazioni) si gioca su tutti quei canali che possono veicolare un messaggio. Perciò si può chiamare - e già è chiamata - guerra mediatica. L’inizio di questa guerra mediatica, a mio avviso, può essere ricondotto al “Boom informatico” che abbiamo vissuto con imperdonabile superficialità. (Sul “Boom informatico” conto di scrivere un articolo a parte.)


Ora, il problema per cui molti di noi hanno problemi a blindarsi (sia socialmente che fisicamente) è che in tutti questi anni lo spessore psicologico e interiore di noi tutti si è talmente assottigliato da risultare “non pervenuto”.

Un mio professore dell’Istituto d’Arte, in maniera molto offensiva, ce lo urlava ogni giorno. Ci diceva: “Non sarete mai artisti! Voi siete degli involucri vuoti!” E ripeteva “involucri vuoti” sottovoce per quasi tutta la durata della lezione. E aveva ragione. Tale mi sento io oggi, nonostante tutti gli sforzi per coltivare la mia anima più interiore, e peggio ancora se ascolto le parole sapienti e senza sconti di Mario Monicelli, per citare un altro maestro che di umanità e comunicazione si intendeva egregiamente.

La seconda parte del XX secolo ha svuotato le anime e ha fatto di noi degli individui capaci di credere solo a ciò che è materiale, capaci principalmente di consumare e incapaci quindi di resistere il confronto 1 a 1 con il mondo vero, quello naturale e immediato, non-mediato, quello senza gerarchie posticce, senza società e senza Dio, un mondo che quando davvero incontrato, conosciuto e abbracciato, per qualche motivo scintillante e misterioso, genera animismi, taoismi, cristianesimi.

È vero, le religioni hanno dato reale conforto a tante persone che nel passato si sono trovate sotto il gioco malvagio di società impazzite o ipnotizzate, o incapaci di generare da sé una scintilla di senso per la loro venuta a questo mondo. Ma anche quello delle religioni è secondo me oggi un gioco ancora parziale, una strategia incompleta, un’opportunità pericolosa perché si affida a strutture precedenti, ammettiamolo, di indole dichiaratamente totalitaria, occupate da ministri di media moralità.

Oggi noi avremmo bisogno di rifare ex-novo una esperienza mistica originale.

Come ho detto altrove, occorre trovare il coraggio di visualizzare il più sacro tabernacolo dell’umanità, quello che contiene il senso ideale dalla vita sulla Terra. Cerchiamolo questo tabernacolo, e lo troveremo incustodito. Apriamolo e lo troveremo vuoto.

Oggi più che mai dovremmo imparare a gioire del silenzio, della mancanza di informazioni e perfino della mancanza di compagni. Qualunque moltiplicazione romantica e collettiva non aggiunge nulla al vuoto di ciclico senso che stringe questo pianeta, forse l’intero Universo.

Tornando a noi, oggi, in primissima e ultimissima analisi, le minacce mediatiche correnti mirano a distrarre ed espropriare il cuore dei singoli, e lo stanno facendo espropriando ciò che a noi sembra reale, acquisito, collettivo, funzionale e funzionante: la democrazia, il territorio, le economie. Ma l’uncino malvagio mira a quel cuore (心) abbandonato, spesso da noi stesso maltrattato, ignorato. Quel cuore può essere salvato dal suo solo proprietario.

Proteggi quell’unico “sacro cuore”, in qualunque egoistico modo possa venirti in mente, e starai cento passi avanti qualunque narrazione, amica o nemica. Custodisci l’unico vero tabernacolo che conti.

Lo hai visualizzato? Lo hai trovato? Hai visto che esiste? Hai visto che tolta l’immondizia e le reclame accumulatesi in secoli è di fatto vuoto? È tuo e solo tuo.