Un cineasta in crisi è convocato presso un misterioso ufficio universale della creatività cinematografica. (Nordjapansk Filmsenter - Ikke noe spesielt å rapportere) Egli si trova ad un vero e proprio colloquio faccia a faccia con una esaminatrice.
IT 371 2017
Sōzōsophy
Movie for kidnapped people
Alessandro Mavilio

Tutto lo scambio di battute giocherà visivamente su impercettibili espressioni dei visi. Sulla mia voce narrante che abilmente interverrà nella diretta del dialogo e potrebbe anche doppiare i miei antagonisti.

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Titoli di testa esaustivi in un solo cartello (faraway so close)
BGS di rumori ascoltati in dormiveglia
BGM che entra morbidamente

Immagini di caleidoscopio (per suggerire entrata in mondo onirico)

Lei è registrato presso la nostra istituzione come autore cinematografico. Ci rendiamo conto che la dicitura “cinema” è ormai fuori fuoco per i tempi che corrono… Ma il problema è che Lei risulta poco attivo o, diciamola tutta, per nulla attivo. Questo è il motivo di questa convocazione d’urgenza.



Io do fastidio a me stesso, do fastidio alla mia arte. Do certamente fastidio ai miei spettatori. Lo so. Io non dovrei esistere affatto. La mia arte dovrebbe esistere! Nel passato, nel presente e dovrebbe proprio esistere, crescere, evolversi nel futuro. Come faccio a scomparire? Senza ancora morire, intendo…

Sarò sincero. I miei maestri, coloro che seguo e ammiro. Anche loro sono in certa crisi. Lo so perché le loro immagini pescano dal passato, da bauli non loro. È tutto un clipping, di testi, poesie, scene girate trent’anni fa da autori ormai morti.

Io temo che l’era della comunicazione visiva sia finita prematuramente. Ogni cosa è stata strizzata come un agrume, ogni soluzione è stata preparata e bevuta più volte. Tutto ciò in cento anni di cinema, cento anni tondi tondi…

È colpa mia, perché non avevo messo in conto che mi sarei dovuto esprimere attraverso un mezzo che da decenni era lanciato a velocità altissima e sempre crescente…

E poi c’è la saturazione generale… Molta dell’ispirazione del passato proveniva dal senso di straniamento del trovarmi in luoghi mai visti, da me e dai miei simili… Oggi tutti hanno visto tanto, e tanto basta

E poi ancora una vera e propria vergogna. Che in passato non avevo, di mettere in piazza una mia idea, anche estrema o quantomeno curiosa.

Comparire… Obbligatorio, inevitabile?

Creare una dimensione parallela, alternativa, dove poter invitare, accogliere ma anche tener lontani gli altri.

Tuttavia… Sebbene abbia tanto di cui voglia parlare mi riscopro improvvisamente reticente, come se mi si fosse sigillato il cuore. Eppure tutto il mondo parla, ciarla, rumorosamente, anche in modo divertito, talvolta agitato in modo adolescente. Pur comprendendo alcune lingue proprio non mi riesce di capire questi discorsi… Idealmente mi giro di qua e di la ma non trovo nessuno con cui parlare nei termini che ritengo necessari…..

L'assurdità di un mondo di fatti reali e provvisori, e opinioni virtuali e persistenti.
“This world is too much.”

La più grande ignoranza maturata dalla specie umana è quella per cui - sistematicamente - si tralascia il fatto che... "nulla arriva in-annunciato".

Sono proprio un sughero tra le onde...

A) Ogni messaggio concepibile è di fatto un messaggio in bottiglia.

D)
- L'Oggetto Trascendentale alla Fine della Storia esiste, sia metafisicamente che fisicamente. E' la luce che spegniamo quando chiudiamo un libro, è la telefonata che interrompe il pranzo, l'etichetta al centro di un disco di vinile.
- mayonaka no yume…
- La sveglia al mattino presto!

E) L'amore - al netto delle sue circostanze esteriori e di tutte le sue variabili - è un processo di richiamo e accettazione della morte.

F) Più l'evoluzione delle cose acquista velocità e più si rende inutile ogni tentativo di analisi del mondo moderno.

G) La miglior storia guida e vince!

H) Apprezzare. Senza per forza capire.

I) Viviamo già nella "singolarità". La superconnessione di tutte le cose descrive il loro irrimediabile progressivo allontanamento.


Il fastidio di dover riprendere, di dover aspettare i tempi dilatati della formalità della realtà, quando il pensiero si manifesta invece in modo così immediato…
Non riesco a sfruttare la bellezza delle cose e delle persone.
INSERTO VECCHIA KYOTO
私は何なのか - Kuroda Mineo


Il cinema mi è scaduto. Come una busta di latte in frigo. Come tante altre cose non è più ciò che credevo che fosse. So di non essermi sbagliato in passato se non nel fatto di credere che il cinema restasse per sempre quella piattaforma tecnologica e artistica che è stata per cento anni… Oggi solo i film di grande produzione incarnano l’anima originale del cinema. Oggi il cinema è una tecnologia come tante altre, disponibile a tutti, e so che non posso criticare una tal cosa… Ma molta della capacità narrativa tipica del cinema si è persa, e io sono la prima vittima e il primo colpevole di tale processo. Sì. forse non ho mai davvero saputo scrivere per il cinema e ho sempre pensato di dover prima risolvere gli ostacoli tecnologici che mi impedivano di fare il vero cinema. Cosa che ho fatto, senza badare a spese e senza preoccuparmi di perdere il mio tempo. Ma poi c’è stata la valanga tecnologica e cineprese digitali sempre più perfette ed economiche sono arrivate in mano a tutti, binari, carrelli, gru e droni oggi sono nelle mani di tutti. Chi come me si era impegnato a combattere il tecno-fascismo del cinema si è trovato… seppellito.

E oggi io, con l’arsenale dei miei sogni, non so scrivere per il cinema. Come un analfabeta in una grande biblioteca maledico il passato e il futuro. Il passato perché avrei dovuto certamente insegnarmi a scrivere. E il futuro, perché so che se anche sapessi scrivere per il cinema il mio pubblico sarà sempre più distratto dal cinema di propria produzione.

E allora forse conviene finirla qui. Sfumare in nero. Ridurre la mia idea di cinema a una esagerata tecnologia per uso familiare. Sì, forse il futuro del cinema non è diverso da quello dei proiettori, dei microfoni, degli amplificatori e di qualunque altro costoso aggeggio. Vedo per il cinema un unico futuro da salotto, un ritorno ai filmini di famiglia e ai filmini delle vacanze. Vedo un futuro da salotto non solo per i mezzi tecnologici che già consentono di filmare e godere in casa dei filmati. Il futuro da salotto familiare lo vedo anche per i contenuto del cinema, perché l’unico contenuto che le televisioni e le produzioni non curano e non ci forniscono è proprio quello nostro, privato, familiare.

E insisto sulla famiglia perché filmini che parlino di una sola persona, che per giunta si riprende da sola, sono troppo comuni e hanno vita breve. Il cinema oggi ha speranza solo se in un film compaiono persone che da sole non sono in grado di filmare e filmarsi. E a questo punto penso in primo luogo ai poveri, ai bambini o a quelle poche persone che per un caso sconosciuto non hanno mai sviluppato un interesse per la narrativa per immagini.

Filmare tali persone getterebbe rinnovata luce sul meccanismo del cinema. Probabilmente, uno scenario possibile, assurdo e divertente è quello dei filmini di famiglia girati e montati con tecnica hollywoodiana. Non vedo altro sensato futuro destino per il cinema popolare.